Strumenti della collezione-

 

 

LA COSTRUZIONE DEL VIOLINO A CREMONA AL TEMPO DI STRADIVARI

a cura di Marcello Villa

In Cremona, tra la seconda metà del '600 e la prima metà del '700, erano in piena attività numerose botteghe di liutai, concentrate tutte quasi esclusivamente a ridosso della chiesa di S. Domenico, oggi purtroppo demolita. In quegli anni era in piena attività la bottega di Girolamo II Amati (1646-1740), subentrato alla bottega del padre, il grande Niccolò (1596-1684). Girolamo fu l'ultimo esponente della dinastia degli Amati, iniziata due secoli prima con Andrea (circa 1505-1577).
Era sicuramente ancora in attività Andrea Guarneri (1626 circa-1698) che fu il capostipite della dinastia Guarneri, con i figli Pietro (1655-1720) che si trasferì poi a Mantova e Giuseppe Giovanni Battista (1666-1740) che rimase a Cremona e che subentrò ad Andrea. I figli di quest'ultimo continuarono l'attività del padre; Pietro (1695-1762) si trasferì però nel 1718 a Venezia e Giuseppe detto "del Gesù", così chiamato per il simbolo cristologico IHS che compariva sulla propria etichetta, esercitò la sua attività a Cremona. Oggi è considerato uno dei più grandi liutai di tutti i tempi e i suoi strumenti raggiungono oggi cifre da capogiro.
Ma il più grande liutaio della storia, contemporaneo dei musicisti Cremonesi riscoperti dall'attività di MVcremona e oggetto delle nostre registrazioni in prima mondiale, fu Antonio Stradivari (1644?-1737). Tradizionalmente è considerato allievo di Niccolò Amati, ma nel 1680 aprì la propria bottega in piazza S. Domenico. Qui costruì la maggioranza degli strumenti pervenutici. Era coadiuvato dai figli Francesco ed Omobono con i quali la dinastia si fermò, continuò però l'allievo Carlo Bergonzi (1686-1747).
Essi producevano, oltre a violini, viole , violoncelli e contrabbassi, anche chitarre, liuti, tiorbe e addirittura arpe. Tra i cimeli custoditi al museo Stradivariano di Cremona abbiamo disegni, cartamodelli, sagome di varie forme di viole d'amore, pochettes, liuti, con relativi disegni per le loro custodie e accessori, addirittura personalizzati a seconda della committenza.
Ma focalizzando la nostra attenzione sugli strumenti ad arco, è importante notare che, rispetto ai violino che usiamo oggi (il cosiddetto violino moderno), gli strumenti ad arco che uscivano dalle botteghe di allora differivano in alcuni sostanziali particolari (il violino barocco).

Violino barocco Attr.Hieronimus Amati XVIII Sec.

Innanzitutto il manico era più corto di circa 4-5mm con quindi una corda vibrante più corta e meno tesa. Poi il manico non era applicato alla cassa mediante un incastro, ma era incollato ed inchiodato diritto senza alcuna inclinazione. Essa era determinata solo da una tastiera a cuneo la cui proiezione sulla tavola armonica determinava l'altezza del ponticello, più basso di quello attuale e di forma leggermente diversa. Inoltre la "catena"(o barra) all'interno della cassa era notevolmente più corta. Anche l'arco era diverso da quello attuale, più corto, meno rigido e con una punta più affusolata. Il risultato di tutto ciò, conferiva al violino di allora un caratteristico suono vellutato, pronto ma di poca potenza, comunque sicuramente di enorme fascino, visto la fortuna che ebbe lo strumento-violino nella storia della musica.
Alla fine del XVIII secolo il violino subì una importante trasformazione, che segnò il passaggio dal modello antico a quello moderno. Lo studioso Boyden nel suo saggio The Art of Violin Playing (1961:pp.127-8) sintetizza chiaramente il passaggio: <<Con il declino del vecchio sistema del mecenatismo la musica strumentale, dalle sale private e dai saloni da ballo dell'aristocrazia, si trasferì nei luoghi pubblici. Ora i musicisti venivano pagati dal pubblico dei concerti, in cui prevalevano i ceti medi, occorreva dunque che il pubblico fosse abbastanza numeroso, e le sale capienti in proporzione, per pagare i compensi dei virtuosi del rango di un Paganini>>. Era dunque necessario un violino che avesse un suono potente abbastanza da riempire le grandi sale e di tener testa alla grande orchestra del XIX secolo. Questa maggiore sonorità si ebbe aumentando la tensione delle corde ( anche il diapason aumentò leggermente ). Per sopportare lo sforzo maggiore il violino dovette essere modificato. Il manico fu inclinato all'indietro rispetto alla cassa (mentre prima usciva in linea più o meno retta) e fu abolito il cuneo che prima veniva inserito fra manico e tastiera, la maggior parte delle corde sulla tavola rese necessario un irrobustimento della catena e dell'anima. Anche la tastiera fu modificata: venne ristretta dalla parte del cavigliere, leggermente allargata dalla parte del ponticello e anche un po' arcuata per tutta la lunghezza. Infine, venne ancora più allungata, in modo da poter suonare i posizioni più alte.<<
Purtroppo sono sopravvissuti pochissimi esemplari di strumenti del periodo senza alterazioni successive. Di Stradivari possediamo solo la viola tenore Medicea del 1690 conservata al Museo del Conservatorio L. Cherubini di Firenze, sopravvissuta solo perché era uno strumento ormai in disuso, visto le sue dimensioni.

Antonio Stradivari Viola tenore "Medicea"1690

Al museo Stradivariano di Cremona possediamo un manico mutilato del riccio appartenente al violino "Soil" 1714 e una tastiera lastronata e decorata come si usava allora.

Manico originale del violino "Soil" del 1714 Cremona, Museo Stradivariano (Cat.128)

I maestri liutai di oggi, per rispondere al rinnovato interesse dei musicisti sempre più attenti alla prassi esecutiva filologica, hanno riscoperto il violino barocco e la sua prassi esecutiva, realizzano strumenti con i criteri del periodo barocco, con ottimi risultati.


Dopo questa breve panoramica sulla liuteria a Cremona tra la fine del 1600 e l'inizio del 1700 vengono spontanee alcune domande: i musicisti concittadini e contemporanei di Stradivari, oggetto delle nostre registrazioni, Carlo Piazzi, Gasparo Visconti, Andrea Zani, avranno avuto dei contatti con questo grande maestro? Da chi si servivano per "accomodare" i propri strumenti? Visto che essi erano i musicisti concittadini di maggior fama e stima, si saranno rivolti proprio a Stradivari per consigli o pareri ?
E ancora: la liuteria di Cremona avrà raggiunto questi altissimi livelli forse anche grazie al contributo di maestria e competenza di questi musicisti? Sono domande alle quali, per ora non si può rispondere perché purtroppo vi sono pochissime tracce documentate di rapporti musicista - liutaio. Forse, data la vicinanza, non era necessario fra loro un carteggio o una corrispondenza scritta.
Come avviene ancor oggi tra musicisti e costruttori di strumenti musicali, si può ragionevolmente immaginare che in quegli anni, sia avvenuto un concreto scambio di idee e di consigli pratici tra il Visconti o lo Zani -violinisti e forse lo Stradivari o il Guarneri-liutaio.


 

Se l'etichetta discografica è decisamente recente, il nostro interesse per la liuteria ha redici ben più lontane nel tempo. 
Le conoscenze acquisite ci hanno permesso di coprire tutta la storia degli strumenti ad arco.
Ne è chiara testimonianza la galleria di strumenti qui proposta. Essi sono quelli regolarmente usati dai musicisti per le registrazioni di MVcremona.

E' impossibile, per ovvi motivi, dedicare il giusto spazio a tutti gli strumenti della nostra collezione a disposizione dei musicisti.
Per presentarli in maniera adeguata abbiamo deciso di proporre, in questa pagina solo una selezione. Si è creato un  elenco dal quale, tuttavia, è immediato accedere a sezioni dedicate.
 
 
Strumenti antichi

- Violino Anonimo Italiano XVII secolo -
- Violoncello Anonimo scuola milanese XVII secolo -

Strumenti moderni copie di antichi

- Violino Marcello Villa 1995 copia Stradivari 1709 “Greffuhle”-
- Violino Marcello Villa 1996 copia Stradivari 1687 “Ole Bull”-  
- Viola Marcello Villa 1999 copia da Stradivari 1695 "Axelrod"
- Violoncello Marcello Villa 2001 copia da Stradivari 1688 "Marylebone"
- Viola d'amore Marcello Ive 1985 copia da Stradivari 
- Spinetta -